Bonporti invenzioni

Alle Invenzioni per violino e basso continuo si deve la recente rivalutazione dell'opera del “gentilhuomo di Trento” Francesco Antonio Bonporti, vissuto tra il 1672 e il 1749 e nome di primo piano del panorama violinistico europeo del tempo. Formatosi tra la città natale, Innsbruck e Roma, dove forse ebbe contatti con Corelli, Bonporti lega il suo esordio ad alcune raccolte di Sonate a tre, pubblicate tra il 1696 e il 1705 e impostate nel solco di una solida tradizione che ha nel modello corelliano il suo riferimento più forte.

E' con le Sonate da camera op. 6 del 1707 che si apre la sua fase più matura, culminata nella pubblicazione di queste Inventioni da camera a violino solo con l'accompagnamento di un violoncello e cembalo o liuto op. 10, edite da Silvani a Bologna nel 1712 e ristampate a Venezia e Trento (1713), Amsterdam e Parigi (s.d.). Pagine esemplari per autonomia stilistica e raffinata ricercatezza, furono a lungo ritenute opera di Johann Sebastian Bach, che forse le trascrisse, come fece con molti altri originali italiani, a scopo di studio. Dall'opera omnia bachiana (vol. XLV) le Invenzioni furono espunte solo all'inizio del secolo scorso, dopo i preziosi contributi di Wolffheim (1911) e Bouvet (1918), che ne motivarono la corretta attribuzione, da cui scaturì una sostanziale rilettura della figura di Bonporti come compositore di indiscutibile statura (in grado di “resistere” per due secoli accanto a quella del sommo Bach!) e grande originalità.  Condizione questa certamente favorita dal suo essere, orgogliosamente, “dilettante di musica”, incurante delle necessità del mercato e delle mode.

Lo schema dei quattro movimenti, tradizionalmente bipartiti, rispetta la convenzione dell'alternanza di andamenti lenti e veloci rileggendola alla luce di una estrosa inventiva, a tratti deliberatamente bizzarra, che emerge dalla denominazione stessa di alcuni movimenti (lamentazione, fantasia, bizzarria, andamento, scherzo, che usa tra i primissimi) riflettendosi in un'inventiva melodica di grande estro e fortemente espressiva, supportata da un tragitto armonico mai banale. Pagine di sostanziale modernità, le Invenzioni furono a lungo nel repertorio del grande virtuoso del tempo Francesco Maria Veracini, che le fece conoscere e apprezzare in tutta Europa.

© Silvia Paparelli

 

Rossella Croce, violino barocco
Gabriele Palomba, tiorba
Fabio Ciofini, clavicembalo e organo

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